di PrometeOrvieto
a Spett.le Direttore Generale Ausl Umbria2
Abbiamo letto e seguito con attenzione le comunicazioni del Dott. De Fino circa le iniziative programmate per recuperare un livello di servizio delle prestazioni sanitarie adeguato alle esigenze del territorio e per recuperare i profondi disagi del periodo post Covid.
E’ chiaro come tutto ciò necessiti di una verifica per evitare che le affermazioni rimangano sterili promesse.
Abbiamo apprezzato il ruolo cui sarebbe destinato l’Ospedale di Orvieto, che dovrà lavorare al servizio di un territorio che guarda oltre i confini della Regione Umbria e su questo sarà nostra cura fornire le nostre considerazioni.
Ciò che più ci preoccupa è il piano di attuazione della medicina territoriale che, con il Cot (centro operativo territoriale), la Casa di Comunità, l’Ospedale di Comunità, la telemedicina, l’assistenza domiciliare, rappresenta un elemento essenziale per la fornitura di servizi adeguati a costi sostenibili.
Queste strutture, infatti, potrebbero non essere pronte entro il 2026.
La preoccupazione deriva da due considerazioni principali:
1 – nella comunicazione del Dott. De Fino è indicato l’avvio dei lavori di molte strutture, con indicazioni delle ditte incaricate, ma non per quanto concerne Orvieto;
2 – abbiamo letto in un recente articolo del Sole 24h (che alleghiamo) dell’intenzione del Governo di togliere dal piano dei finanziamenti del Pnnr molte Case di Comunità che non si farà in tempo a realizzare entro il 2026.
A questo punto, vorremmo essere tranquillizzati sul fatto che la Casa di Comunità per l’orvietano sia realizzabile entro il 2026, con o senza i fondi del PNRR, secondo le previsioni originarie.
E’ vero che nel nostro caso si tratterebbe della ristrutturazione del fabbricato dell’ex Ospedale, non di costruzione ex novo della struttura, perciò la Casa di Comunità dell’Orvietano rimarrebbe nell’alveo delle realizzazioni forse un po’ più veloci, ma è altrettanto vero che, oggettivamente, appalti, lavori, concorsi per il personale, reperimento della tecnologia e dei macchinari, ecc., non può evidentemente lasciarci
inerti in attesa degli eventi.
Nel ribadire per l’ennesima volta che la scelta di piazza Duomo per l’ubicazione della Casa di Comunità è del tutto inadeguata per la ragioni che abbiamo evidenziato sino alla noia (parcheggi, percorso per raggiungerla, destinazione di piazza Duomo al turismo, ecc.), assodato però che la decisione è ormai presa e definitiva, vorremmo sapere come le Autorità responsabili intenderanno procedere per il raggiungimento di tale obiettivo: bandi, cantieri, personale, macchinari, soprattutto tempi e scadenze.
Poiché riteniamo che non si possa attendere il 2026 per iniziare a implementare il nuovo modello di servizio vorremmo conoscere come ci si organizzerà nel periodo transitorio, per non rimanere svantaggiati rispetto ai territori che potranno disporre in anticipo delle strutture territoriali.
Confidiamo nella consueta disponibilità per avere i chiarimenti richiesti.