PrometeOrvieto

PrometeOrvieto è un'associazione di cittadini dedicata a verificare i dati e promuovere l'attenzione su temi fondamentali per l'intera comunità del territorio orvietano.

di PrometeOrvieto

Abbiamo letto le dichiarazioni del Direttore Generale della Ausl Umbria2 De Fino, pubblicate dal Corriere dell’Umbria in data 23.3.2023, in difesa dell’Ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto ed apparentemente in risposta alla nostra richiesta di incontrare i Sindaci della Zona sociale 12 per comunicare quanto da noi rilevato e per conoscere le loro iniziative in materia di servizi sanitari nel nostro territorio.

Va innanzi tutto ricordato al Dott. De Fino che ciò che conta non sono i giudizi di parte e gli aggettivi (“ottimi reparti”) che possono essere attribuiti in modo poco più che assertivo ai singoli settori del servizio sanitario dell’orvietano, bensì sono i numeri che abbiamo reso pubblici lo scorso mese di febbraio e che invitiamo il suddetto manager a smentire od a confermare.

Intanto, sarà utile, per capire ciò di cui stiamo parlando, esaminare la classifica delle Regioni circa la “variazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate” tra il 2019 ed il 2022, da cui si evince che l’Umbria si trova nella parte medio bassa della stessa e sconta in questo lasso di tempo un peggioramento dell’erogazione del 16,35%, poco più della Regione Sicilia ed ampiamente sotto la media nazionale del 9,83% (vedi grafico allegato – Il Sole 24 Ore del 28.3.2023).

Se i numeri sono quelli che abbiamo rilevato, allora la situazione è davvero preoccupante, se i numeri sono altri ne prenderemo volentieri atto.

Ma ciò che è più importante, però, è che, anche qualora si stiano effettivamente ricostituendo le piante organiche del personale medico ed infermieristico dell’ospedale di Orvieto al fine di garantire l’effettività dei servizi erogabili da un DEA di primo livello, un fatto è sotto gli occhi di tutti: il CUP continua ad essere fuori controllo (visite ed esami strumentali a Canicattì dopo mesi, se non anni, analisi del sangue dopo settimane, ecc.) e non è in alcun modo possibile prenotare nulla ad Orvieto in tempi umani, nonostante che i pochi eletti che riescono ad essere visitati ed a eseguire esami raccontino di un ospedale con personale gentile e competente, ma completamente deserto, quindi, dal nostro punto di vista gravemente sottoutilizzato per l’utenza.

In più, ci piacerebbe conoscere questo “progetto altamente innovativo” che avrebbe consentito di ricostituire le equipes del P.S. e della Chirurgia generale, ma soprattutto ci interesserebbe conoscere i numeri di interventi, esami e visite effettuate dagli “ottimi reparti” menzionati dal Dott. De Fino. Tutto ciò, a conferma di quanto appena detto, e cioè che l’efficienza della Sanità Umbra va misurata con i numeri e non con gli aggettivi. L’importante è che il Direttore Generale non cerchi di convincerci che il complesso delle prenotazioni disattese siano diminuite, magari considerando nelle sue statistiche anche tutte quelle arbitrariamente cancellate a dicembre 2022 (ne abbiamo dato conto nei mesi scorsi) o quelle per le quali gli utenti, sfiancati dalle difficoltà (tempi lunghissimi e sedi lontanissime), hanno deciso di rinunciare al servizio sanitario pubblico per rivolgersi al privato.

Vista poi l’interrogazione presentata alla Giunta Regionale in data 21.3.2023 su quali siano gli strumenti che la G.R. voglia mettere in campo per affrontare le problematiche riscontrate dalle liste di attesa, e come intenda attivarsi nei sistemi del CUP per evitare e limitare, oltre a tempistiche lunghissime, anche prestazioni lontane dalla residenza degli assistiti, una risposta degli amministratori regionali sarebbe, oltre che doverosa, estremamente gradita.

Vogliamo, in conclusione, dare l’ennesimo suggerimento (non richiesto, ma utile) alla Regione Umbria, all’Ausl Umbria2 ed alle Autorità sanitarie: perché non intervenire per l’abbattimento delle liste d’attesa utilizzando i denari già stanziati e destinati proprio a questo, anche stipulando convenzioni con cliniche ed ambulatori privati, evitando così all’Ente di pagare la prestazione sanitaria 10 volte rispetto quanto dovuto per effetto del malcostume del cosiddetto “medico a gettone”?

Vogliamo risposte, non aggettivi.

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