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La preoccupata affermazione sembra provocatoria, ma rappresenta invece la descrizione di una situazione tristemente reale quanto ingiusta. Sì, proprio così: nell’Orvietano è più facile morire d’infarto rispetto ad altre zone dell’Umbria, perché il territorio è lontano dalle sedi di Terni o Perugia dove viene attualmente indirizzato chi è colpito da infarto e non esiste nel nosocomio orvietano l’unità di terapia intensiva cardiologica (abbreviato in UTIC) e il servizio di emodinamica, essenziale per la diagnosi e la cura dell’evento.

Questo è il fatto.

Ma andiamo per gradi.

# L’Ospedale di Orvieto, come è stato recentemente garantito dalle autorità sanitarie regionali e comunali nell’assemblea pubblica del 29.11.2022 e dal Piano sanitario regionale è e rimarrà DEA (dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione) di primo livello.

Dunque il Santa Maria della Stella è abilitato a eseguire tutti gli interventi previsti per un ospedale sede di pronto soccorso e vi devono essere quindi garantiti interventi diagnostico-terapeutici, tra l’altro, di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, ma soprattutto di cardiologia con UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica).

# L’unità di terapia intensiva cardiologica (abbreviato in UTIC) è un reparto ospedaliero di cure intensive e sub-intensive specializzato nella gestione clinico-assistenziale del paziente affetto da sindrome coronarica acuta o patologie cardiologiche di particolare gravità che ne mettono direttamente in pericolo la vita.

# Qualora si verifichi un infarto, importante e frequente emergenza medica, è necessario non perdere tempo e chiamare immediatamente il 112/118 per essere trasportati da un’ambulanza verso l’ospedale più vicino con disponibilità di Unità di terapia intensiva cardiologica (UTIC) e angioplastica d’emergenza.

# Su territori geografici estesi o con vie di comunicazione non agevoli, come può ritenersi il territorio della provincia di Terni, può esistere un’organizzazione centrale di servizi medici altamente qualificati (Hub) che garantisca a più strutture sanitarie di media o piccola dimensione (Spoke) l’accesso a metodiche che non sarebbero sostenibili dal singolo centro. È una struttura operativa secondo il sistema Hub e Spoke.

Ma il centro “spoke”, come potrebbe classificarsi l’Ospedale di Orvieto rispetto all’ “hub” di Terni, deve comunque garantire il trattamento immediato del paziente infartuato in pericolo di vita e la presenza del servizio di emodinamica. Soltanto se fossero necessarie determinate procedure altamente specialistiche il paziente dovrebbe essere trasferito presso l’Ospedale di Terni o Perugia.

# La distanza da Terni e Perugia e il notevole tempo necessario per raggiungere quelle sedi difficilmente può infatti garantire che l’emergenza medica abbia le massime posssibilità di risolversi positivamente e anche un ipotizzabile intervento dell’elisoccorso, su distanze medie di questo tipo ( 80-100 chilometri), potrebbe risultare inefficace.

# L’Utic e l’emodinamica, dunque, sono strutture assolutamente necessarie all’interno dell’Ospedale di Orvieto, sia per completare il novero dei servizi di un Ospedale Dea di primo livello (seppur si trattasse di un centro “spoke”), sia per garantire l’effettivo immediato soccorso ai pazienti colpiti da infarto, ictus, ecc.

# Ricordiamo, inoltre, che esiste ed è operativo anche presso l’Ospedale di Spoleto l’unità Utic in Cardiologia, trattandosi anch’esso di struttura Dea di primo livello. Anche lì insistono problematiche analoghe alle nostre, come la cronica carenza di personale, ma in quel caso la possibilità di trattare immediatamente il paziente colpito da infarto o di avere accesso a metodiche altamente specialistiche, quindi di raggiungere l’“hub” di Terni, appare decisamente più agevole rispetto agli abitanti dell’Orvietano.

# A noi sembra quindi che nel territorio orvietano siano maggiori i rischi di morire o di riportare danni permanenti rispetto a Spoleto o Terni.

E non va bene.

Attendiamo azioni decise da parte di Tesei e di Coletto, oltre l’impegno di Tadani e dei sindaci dell’Orvietano, che sicuramente sono animati dalle nostre stesse preoccupazioni.

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