PrometeOrvieto

PrometeOrvieto è un'associazione di professionisti dedicata a verificare i dati e promuovere l'attenzione su temi fondamentali per l'intera comunità del territorio orvietano.

di PrometeOrvieto

Abbiamo parlato dell’Ospedale, dei suoi nodi e delle sue potenzialità. Ma un Ospedale, per quanto efficiente, rischia di essere una cattedrale nel deserto se intorno non c’è una rete che funziona. Parliamo quindi di medicina territoriale, ovvero di quella prima linea difensiva che dovrebbe impedire al cittadino di arrivare al Pronto Soccorso per ogni necessità.

Anche se ripetutamente richiesta, non è stata mai fornita una visione strategica d’insieme per l’orvietano. Un territorio che, come abbiamo sottolineato più volte, sconta una difficoltà intrinseca: la grande distanza dai centri sanitari “forti” dell’Umbria centrale e una popolazione con l’età media più alta della regione.

PNRR e Piazza Duomo: il rischio (calcolato) e il risultato

Desideriamo rimarcare innanzi tutto che casa ed ospedale di comunità erano previsti dall’ordinamento nazionale e dai fondi PNRR. La responsabilità della Regione era soltanto indicare dove farla e seguirne la realizzazione.

C’è però un dato di cronaca importante: durante il cambio di Giunta regionale, la realizzazione dei progetti non era scontata. La Presidente Proietti e, di conseguenza, la ditta appaltatrice, si sono assunte un grosso rischio accettando la sfida di ultimare la Casa di Comunità in Piazza Duomo partendo da ben 100 giorni di ritardo sulla tabella di marcia.

Ora abbiamo la certezza: la struttura verrà completata entro i termini previsti dal PNRR, ovvero il 31 marzo 2026. Questo impegno va riconosciuto ed è stato apprezzato dalla cittadinanza. Resta però intatta la nostra critica storica: abbiamo sempre espresso forti dubbi sulla scelta di Piazza Duomo. Una posizione decisa senza un reale studio sull’accessibilità facilitata, in un centro storico complesso, con parcheggi limitati e viabilità difficile per l’utenza fragile a cui la struttura è destinata.

Il PUA – Punto Unico di Accesso: perché Spoleto sì e Orvieto no?

Mentre ad Orvieto aspettiamo che si finisca la CdC, Abbiamo letto che proprio recentemente (il 12 novembre 2025) è stato attivato a Spoleto un Punto Unico d’Accesso (PUA) sperimentale.

La domanda sorge spontanea: perché non farlo subito anche ad Orvieto? Perché non attivare un PUA sperimentale in locali provvisori per poi trasferirlo nella Casa di Comunità una volta pronta? Noi di PrometeOrvieto lo chiediamo inascoltati da tre anni. Partire ora significherebbe non arrivare impreparati al 2026, ma avere già in mano i primi dati di accesso e aver rodato una macchina organizzativa complessa.

Perché il PUA non è uno sportello qualsiasi. Il PUA cambia il paradigma intero della sanità. Non è più il cittadino a dover inseguire uffici, timbri e specialisti, ma è una squadra di professionisti che progetta insieme a lui il percorso più adatto, sanitario e sociale.

Noi chiediamo una pianificazione chiara, non solo il rispetto delle scadenze edilizie.

Quali servizi ci saranno davvero? All’interno dell’Ospedale di Comunità e della Casa di Comunità troveremo tutti i servizi previsti dal progetto nazionale?

I servizi saranno erogati in questa unica sede, cosa non chiarita nel piano del patrimonio? I prelievi ematici, ad esempio, che oggi sono centinaia al giorno, verranno spostati dall’Ospedale Santa Maria della Stella e dal Borgo per essere concentrati in Piazza Duomo?

Se la risposta è sì, come si pensa di rendere accessibile Piazza Duomo a centinaia di persone (spesso anziane) ogni singola mattina? Più in generale, abbiamo i dati previsti di accesso per dimensionare correttamente il personale e gli spazi?

Ci auguriamo che la soluzione non sia soltanto far pagare ai cittadini orvietani più di 500 000€ per poterci arrivare (è questo il prezzo per l’acquisto da parte del Comune di Orvieto dell’area “giardini dell’ospedale” dalla Usl Umbria 2 destinata all’accesso alla CdC e qualche parcheggio in più).

Costruire i muri è fondamentale, ma senza una strategia sui contenuti e sui flussi, rischiamo di aver costruito un bellissimo contenitore irraggiungibile.

Orvieto merita di programmare il suo futuro, non di subirlo.

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