Di PrometeOrvieto
Dopo mesi di richieste, solleciti e perfino minacce di azioni legali, siamo finalmente riusciti a ottenere i dati ufficiali sugli investimenti negli ospedali di Orvieto, Spoleto e Foligno, i tre ospedali DEA di I livello della USL Umbria 2. Ora capiamo perché tanta resistenza nel fornirli: i numeri sono impietosi.
Come mostrano i grafici che alleghiamo a questo articolo, l’ospedale di Orvieto è clamorosamente sottodimensionato rispetto agli altri due. In particolare, ci siamo concentrati unicamente sugli investimenti in tecnologie e apparecchiature, uno degli elementi chiave per attrarre nuovi medici e garantire servizi di qualità. Dal 2019 a oggi:
• A Orvieto sono stati investiti 2.41 milioni di euro;
• A Spoleto 7.44 milioni;
• A Foligno 8.03 milioni.
Non stiamo parlando di lavori strutturali: ci riferiamo all’acquisto di strumenti moderni e funzionali che consentano ai medici di lavorare al meglio e ai pazienti di ricevere cure efficaci, sicure e all’avanguardia. Allora ci chiediamo: che attrattività può avere il nostro ospedale nei confronti dei pazienti extra-regione, come ci viene chiesto, se non può nemmeno contare su una dotazione tecnologica all’altezza? Addirittura, è stato chiesto ai medici di inventarsi soluzioni per attirare pazienti da fuori. Ma con quali strumenti? Se non vengono messi nelle condizioni di operare con tecnologie moderne, cosa dovrebbero fare, i miracoli?
Questi dati sono l’ennesima dimostrazione di come Orvieto venga trattata come l’ultima ruota del carro della sanità umbra. Si promette, si rassicura, e si investe altrove.
Intanto, la Commissione Consiliare, che riteniamo improduttiva, continua a fare salotto e ad ascoltare promesse. Ma di fronte a questi numeri, possono ancora ignorare la realtà? Oppure è finalmente arrivato il momento di leggere i dati, studiare i fatti e agire concretamente per il bene del nostro territorio?
Non si possono più fare le nozze con i fichi secchi. A questa cronica carenza di investimenti si aggiunge una pessima attrattività economica, con gli stipendi regionali per i medici che restano bassi rispetto alle regioni limitrofe ed un’incomprensibile rigidità nel prevedere incentivi e aumenti. Inoltre, c’è una totale assenza di politiche innovative per attrarre giovani professionisti: l’Università di Siena, ad esempio, ha azzerato le tasse e aumentato la borsa di studio per i medici specializzandi in medicina d’urgenza. Da noi, invece, pare che tutto ciò sia impossibile. Quanti bandi continueremo a fare (e a mandare a vuoto) se paghiamo poco i medici e non gli diamo la tecnologia di cui hanno bisogno?
A questo punto forse ci serve davvero un mago, con tanto di bacchetta magica, per invertire questa tendenza. Perché, se continuiamo così, l’ospedale di Orvieto rischia di diventare un guscio vuoto, mentre i cittadini continueranno a curarsi in altre regioni e a rivolgersi al privato, chi può permetterselo. PrometeOrvieto continuerà a vigilare, denunciare e proporre, ma abbiamo una domanda per la politica: volete salvare davvero il nostro ospedale, o aspettiamo il mago?


