Di Andrea Impannati per PrometeOrvieto
Da oltre vent’anni la sanità orvietana soffre di una grave mancanza di pianificazione. Si naviga a vista, e a pagarne il prezzo sono soprattutto gli anziani: nell’orvietano il 30,08% della popolazione ha più di 65 anni (dati 2023), una percentuale record in Umbria.
Un territorio così anziano dovrebbe avere servizi sociosanitari forti e diffusi; invece, spesso accade il contrario.
L’organizzazione dell’assistenza
Iniziamo intanto descrivendo l’organizzazione di questi servizi, riportati anche nello schema, dove interviene il Servizio Sanitario pubblico:
- RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali): quando un anziano non è più autosufficiente, il primo riferimento dovrebbero essere le RSA, pensate per degenze temporanee (massimo 90 giorni) in caso di malattie cronico-degenerative che non possono essere curate a domicilio.
- Residenze protette: se la fragilità diventa stabile, entrano in gioco le residenze protette, che garantiscono vitto, alloggio e assistenza in modo continuativo.
- Centri diurni per l’Alzheimer: nelle malattie che colpiscono anche la mente, come l’Alzheimer, i centri diurni aiutano a mantenere socialità e alleggerire il carico delle famiglie nelle fasi iniziali della patologia.
- Cure palliative e Hospice: infine, ci sono i centri per le cure palliative e gli Hospice, dedicati a sostenere con dignità chi affronta l’ultima fase della vita.
Questo, in teoria. Ma la realtà del nostro territorio racconta tutt’altro.
RSA: un’inaugurazione mai diventata realtà
Nella mappa sanitaria umbra, solo due distretti non dispongono di RSA: Narni-Amelia e Orvieto.
Nel nostro caso, la vicenda ha contorni paradossali. Il 22 dicembre 2015, all’ospedale Santa Maria della Stella, fu inaugurata un’RSA completa, con tanto di taglio del nastro da parte dell’allora presidente regionale Marini. Struttura completa, taglio del nastro fatto, ma mai entrata in funzione.
Oggi nei documenti regionali si legge che parte dei 20 posti letto previsti per il futuro Ospedale di Comunità in Piazza Duomo verrebbero utilizzati come RSA. In realtà non sarebbero solo ad appannaggio della popolazione over 65, bensì di tutti i pazienti con cronicità post-traumatiche e malattie degenerative.
Una scorciatoia per far finta di dare tutto a tutti: la realtà è che saremo ancora una volta penalizzati.
Residenze protette: tante, ma non convenzionate
Nell’orvietano sono presenti diverse residenze protette, tuttavia solo una parte ridotta dei posti disponibili è convenzionata con la sanità regionale.
Ciò significa che solo per quelli convenzionati i costi vengono divisi ugualmente, 50 e 50, tra sistema pubblico e famiglie.
La maggioranza dei posti resta però totalmente a carico dei cittadini, con rette che superano i 3.000 euro al mese. Una cifra che mette in seria difficoltà molte famiglie.
Alzheimer: il bisogno di un centro diurno
Nel nostro territorio non esiste alcun centro diurno per malati di Alzheimer.
Va dato atto che la nuova direttrice del Distretto sanitario di Orvieto, Dott.ssa Viviana Nicosia, si sta battendo per aprirne finalmente uno anche nella nostra zona. Ci auguriamo che dalle parole si passi presto ai fatti, per dare respiro e supporto concreto ai malati e ai propri cari.
Possiamo comunque dire che, seppure privata, nell’area orvietana è presente una struttura di eccellenza per i malati di Alzheimer più gravi, del terzo livello.
Hospice: il grande assente
Gli hospice esistono in Umbria, ad esempio a Terni e Spoleto, ma Orvieto non ne ha mai avuto uno.
Nel piano triennale del patrimonio della USL Umbria 2 si legge che l’area orvietana avrà un hospice, ricavato nei locali della pediatria dell’ex ospedale.
Ma restano da chiarire i soliti nodi essenziali: quali fondi sosterranno il progetto? Quali sono i tempi di realizzazione?
La comunità ha già visto troppe inaugurazioni mai seguite da servizi reali.
Promesse disattese, una storia che si ripete
Finché Orvieto resterà marginalizzata dai servizi sanitari fondamentali, la nostra comunità sarà sempre costretta a rincorrere, pagando un prezzo più alto degli altri umbri.
L’orvietano non ha bisogno di nuove inaugurazioni simboliche o di progetti annunciati e poi abbandonati.
Ha bisogno di pianificazione chiara e di servizi reali.
Perché la salute non può essere oggetto di promesse mancate.