di PrometeOrvieto
Dopo aver denunciato lo stato critico della sanità orvietana, sentiamo il dovere di fare un passo avanti. Il territorio ha bisogno non solo di analisi, ma di visione e proposte. Per questo proponiamo un primo contributo concreto: valorizzare la ricchezza di una popolazione longeva come uno dei motori di sviluppo per Orvieto.
C’è una parola che riecheggia sempre più spesso nei convegni e nei piani strategici delle città che vogliono anticipare il tempo: silver economy. Si tratta dell’insieme di attività economiche, servizi e innovazioni legate ai bisogni e al potenziale delle persone over 65. Un modo per dire che l’invecchiamento della popolazione non è solo una criticità, ma può diventare un volano di sviluppo, se affrontato con una visione. E allora la domanda non è più “come affrontare la terza età?”, ma “come costruire una città che possa diventare casa, rifugio, e stimolo economico?”. A Orvieto, città famosa per la qualità e la longevità dei suoi cittadini, questa domanda non è teorica. È concreta, urgente, e proprio in questa urgenza si annida una possibilità.
Lo abbiamo scritto anche nei nostri precedenti articoli: la medicina territoriale è oggi una promessa incompiuta, la prevenzione più evocata che praticata. Ma per costruire il futuro servono connessioni forti tra salute, abitare, socialità, mobilità e servizi. Si deve necessariamente partire dalla casa di comunità, che deve diventare il cuore pulsante di un sistema che integri telemedicina, assistenza infermieristica, percorsi personalizzati per patologie croniche; ma serve di più. Serve una regia. Serve una vera alleanza tra amministrazione, terzo settore, imprese, farmacie, medici di base.
La silver economy non è solo sanità, ma anche cultura del vivere. Mediamente, gli over 65 rappresentano la fascia con la maggiore capacità di spesa. Sono viaggiatori, consumatori, partecipanti attivi, ma soprattutto cercano sicurezza, relazioni, e qualità della vita. Orvieto ha un potenziale naturale: paesaggio, cibo, clima, tessuto urbano a misura d’uomo. Servono però servizi. Servizi veri, non solo per curare ma per accompagnare: spesa a domicilio, laboratori di socialità, corsi di digitalizzazione, gruppi di cammino, gite culturali. Serve rinnovare spazi come i centri anziani, pensati come hub vitali, con sportelli informativi, medici, orti condivisi, oltre a carte e serate da ballo. Perché invecchiare bene significa anche ridere, stare insieme, sentirsi utili.
Tutto questo non è utopia. È pianificazione urbana che alcune città, come Firenze con i suoi progetti di social housing, stanno già sperimentando. Orvieto può diventare tra le prime realtà medio-piccole a proporre un distretto della longevità attiva: un modello pubblico-privato capace di attrarre fondi europei, creare nuovi posti di lavoro e posizionare la città come luogo di benessere e innovazione sociale.
Chiediamo all’amministrazione comunale di attivare un tavolo per la silver economy, che metta a sistema esperienze già esistenti (come l’Università delle tre età), e sviluppi un progetto strutturato in grado di definire standard, attrarre finanziamenti, attivare reti.
Una città che si prende cura dei suoi anziani non è solo una città giusta: è una città che trasforma la fragilità in forza, e la cura in un business civile, condiviso, umano. PrometeOrvieto continuerà a raccontarlo. Con la convinzione che il futuro non si attende, ma si costruisce insieme. Orvieto città della longevità.