PrometeOrvieto

PrometeOrvieto è un'associazione di professionisti dedicata a verificare i dati e promuovere l'attenzione su temi fondamentali per l'intera comunità del territorio orvietano.

Raccogliamo le nostre storie e testimoniamo il disagio dell’Orvietano.

Scrivi a dilloaprometeorvieto@gmail.com

Abbiamo organizzato un incontro pubblico sul tema. Martedì 6 dicembre, Centro culturale e sociale per

anziani, Ciconia, Orvieto.

Lì ci troveremo con chi ha interesse a difendere la qualità dell’assistenza sanitaria nell’Orvietano e

nell’Umbria.

Decine di cittadini, sui social, sui giornali e negli scambi personali segnalano disfunzioni gravi della Sanità

orvietana. Ognuno ha la sua storia di prestazioni possibili soltanto dopo attese inconcepibili o in tempi

accettabili soltanto intramoenia o presso presidi lontanissimi, per molti impossibili da raggiungere.

Tutti sollecitano che si faccia qualcosa.

Noi abbiamo raccolto questo invito e quindi è stato aperto l’ indirizzo e-mail

dilloaprometeorvieto@gmail.com a cui inviare le segnalazioni di disagi, con la garanzia di massima

riservatezza.

Vogliamo riempire la protesta latente di fatti oggettivi, vogliamo superare le sensazioni e capire perché

avvengono inefficienze di per sé incomprensibili, ma che certamente hanno una ragione, che vogliamo

capire.

Ci interessano i peccati, non i peccatori. L’obiettivo è determinare uno scenario realistico della nostra

sanità da cui poter trarre uno studio dettagliato, che con il contributo di esperti del settore possa

sostenere i nostri amministratori, da cui non ci accontentiamo di rassicuranti letture.

Nel 2016, per difendere gli interessi nostri e degli altri risparmiatori truffati dalla Banca popolare di Bari

costituimmo l’Associazione Praesidium. Il metodo di lavoro è stato studiare, informarsi, informare i soci e

l’opinione pubblica, porre in atto azioni di rivendicazione dei nostri interessi. Abbiamo ottenuto risultati

positivi e i soci che hanno ritenuto di seguire le nostre indicazioni hanno potuto recuperare parte dei

risparmi.

Nel 2020, di fronte a un’evidente incapacità a immaginare un futuro della città e del territorio, abbiamo

costituito l’Associazione PrometeOrvieto, allargando il campo dei nostri interessi ma mantenendo il

metodo d’intervento nei confronti dei problemi.

Oggi Il tema che emerge prepotente è quello della Sanità, in Umbria e nell’Orvietano.

Di questo vogliamo occuparci ora, per difendere i nostri interessi e quelli degli abitanti di questo territorio.

Il nuovo Piano sanitario regionale intende razionalizzare le spese tagliando i servizi e noi dell’Orvietano, a

cui ormai c’è ben poco da togliere, stiamo subendo drammaticamente le conseguenze di una politica

sanitaria che punisce le zone periferiche, togliendo il Distretto e limitando le prestazioni praticabili nel

territorio. Questo svuotamento non è cosa di oggi, ma oggi è perseguita con ideologica determinazione.

Lo sbandieramento di mirabolanti impegni finanziari della Regione a Orvieto è limitata, in sostanza,

all’aggiornamento di qualche macchinario obsoleto, alla riorganizzazione del Pronto soccorso dell’ospedale

Santa Maria della Stella e alla costruzione della Casa di Comunità e dell’Ospedale di Comunità nell’infelice

sito del vecchio ospedale in piazza Duomo, per il quale ancora attendiamo di conoscere il piano di viabilità a

cui probabilmente non si è colpevolmente ancora pensato. Tutto utilizzando in gran parte fondi del PNRR,

che ci saranno soltanto se tutto procederà nei modi e nei tempi previsti.

Mentre si investono quasi 200 milioni nei nuovi ospedali di Terni e Narni-Amelia, a Orvieto saranno

destinati circa 17 milioni. Gli investimenti nel Pronto soccorso rispondono a un’esigenza, chiara e dichiarata

dalla Regione, di potenziare questo reparto come luogo più logico per poi distribuire negli ospedali di

Perugia e Terni i pazienti che necessitano di interventi più impegnativi del comune pronto intervento. La

Casa di Comunità e l’ospedale di Comunità, con un impegno di 8 milioni che, garantisce Tardani, sarà

sufficiente anche per le attrezzature, temiamo che non vedranno mai la luce e quindi potremmo trovarci

privi di questi presidi centrali per l’organizzazione della nuova sanità, dato che si è esclusa una soluzione più

funzionale e più semplice nella ex Piave.

Questa è la situazione. E non va bene.

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